igor cascella. umanista contemporaneo.
di Giulia Fonzi
C’è una ciclicità insita nell’agire umano. Ciò che è successo succederà di nuovo. In questa corsa contro il tempo l’uomo rivive in eterno stadi di evoluzione e di decadenza. Partendo dalla constatazione che il tempo è inafferrabile e che l’esistenza è composta di singoli momenti presenti, l’artista è colui che riesce a catturare questi episodi e congelarli in un qui e ora dotato di senso compiuto. Così l’arte di Cascella interviene a indagare le nostre emozioni attraverso opere prive di etichette, a catturare il significato nascosto delle cose per innestarlo in forme dinamiche mai sterili. Sculture, installazioni, opere pittoriche e grafiche intercorrono tutte, in un dialogo perenne con la realtà, a dare voce a un’esigenza di conoscenza.
Le opere dell’abruzzese non sono immediate, né mirano ad esserlo. Esse sono eredi di storia, di simbologie e di oggetti della quotidianità. La cultura e la memoria di ciò che ci ha preceduti sono basi evidenti del suo modus operandi. E come uno studente di mnemonica, Cascella crea ambientazioni usando tele, legni, marmi o la nuda terra, e in queste incasella soggetti carichi di significato. In un ermetismo tutto suo, Igor genera soluzioni contemporanee che richiamano la versione più ancestrale dello spirito umano.
Nelle opere pittoriche e scultoree di Igor la figura dell’uomo è ricorrente. Anzi, ne è il centro. Non c’è iperrealismo nella sua raffigurazione, bensì una silhouette appena stilizzata e profilata, un po' come quelle delle incisioni rupestri o dei graffiti egizi. L’uomo nella sua essenzialità si lega a linee, labirinti e forme geometriche in dialogo con il tempo e il suo scorrere imperterrito. Un uomo in perenne riflessione, solitario nel pensare e ripensare il sé in relazione all’altro, alla natura, all’esistenza. In questi lavori, oggetti e colori rinascono ingranaggi di un collage, enigmi da sciogliere per liberare nuovi e vecchi topos.
L’abruzzese compone così moderni rompicapo e rebus i cui componenti singolarmente incasellati nella mente umana, vengono ora distribuiti in maniera inusitata: sono oggetti nel tempo scevri da forzature. Cascella si erge portavoce di un’arte lontana dall’individualismo contemporaneo, traendo ispirazione dal patrimonio storico artistico di cui dispone e rifuggendo tematiche utilitaristiche legate a mode ed esigenze di mercato. La sua arte non è autoreferenziale o auto celebrativa, ma un esercizio distante dalle novità del momento.
Come un umanista contemporaneo, egli espone i dilemmi ancestrali e insoluti dell’uomo senza legarsi a epoche specifiche e a tutte allo stesso tempo. Un filo invisibile lega le opere di Cascella. Un filo di lana o un cavo del telefono, un percorso inciso nella materia o un anello di vita di un albero. È la linea di demarcazione tra la vita e la morte, tra il prima e il dopo, tra l’inizio e la fine. Un movimento dinamico continuo per cui trovare un appiglio è guizzo di pochi. Ogni anello, ogni crepa riporta a un passato vissuto che non si può cancellare. La sua storia personale non si perde, ma si innalza a memoria collettiva.